INTRODUZIONE AL NUOVO TESTAMENTO
La seconda
parte della Bibbia si chiama «Nuovo Testamento». Per dimensione,
è molto più breve della prima: circa un terzo di essa. Questa
è la parte tipicamente cristiana, assente dalla Bibbia ebraica. La sua
presenza accanto all'AT non è ovvia: infatti, mentre non lo sostituisce,
non è neppure una semplice aggiunta; si presenta come la testimonianza di
nuovi fatti e nuove parole che portano a compimento e superano le parole e i
fatti testimoniati nell'AT. Questo non è semplicemente conservato, ma
collocato in una prospettiva cristiana. Gli stessi nomi (AT e NT) nascono
abbastanza tardi: nel Il secolo d.C., quando i cristiani si rendono conto che,
come la prima, la «nuova ed eterna alleanza» è accompagnata da
scritti. Si noti che la parola greca «diatheke» significa sia alleanza
che testamento. In precedenza, esisteva per tutti soltanto la Bibbia ebraica,
«la Legge e i Profeti». Essa rimaneva, per gli Ebrei, come incompiuta,
aperta a speranze e attese future; i cristiani, invece, la consideravano svelata
e conclusa mediante Gesù, i suoi gesti, il suo insegnamento, la sua morte
e la sua risurrezione. Sin dai primi decenni, in maniere e occasioni diverse,
alcuni discepoli hanno scritto. Nasce una raccolta che presto è compresa
come nuova e definitiva tappa della Bibbia. Qui, per comprendere a grandi linee
la fisionomia del NT, seguiamo tre argomenti: l'ambiente, il canone, il testo.
L'AMBIENTE
Gesù vive nella Palestina
ebraica. Lì la situazione è ancora segnata dal trauma dell'esilio
(VI sec. a.C.) e dalle conseguenze. Il popolo d'Israele conserva la sua fede in
Dio, il culto della Legge rivelata, la speranza di una salvezza privilegiata...;
ma vive mortificato: sempre meno sperimenta potenza e autonomia; sempre
più avverte la pressione politica, culturale e religiosa di altri popoli.
Al tempo di Gesù, il paese è sotto il dominio dei Romani e sotto
l'influsso della mentalità greca diffusa. I capi non sono grandi
personaggi; la fede e la speranza sono divise in vari movimenti (farisei,
sadducei, ...). Qui Gesù non è compreso: quindi viene eliminato
come un fanatico e un disturbatore del fragile equilibrio esistente. Solamente
pochi credono che egli sia il Messia promesso e atteso. Eppure, dopo la croce, i
suoi discepoli parlano: ripetono i gesti e l'insegnamento di Gesù,
raccontano la sua morte, testimoniano la sua risurrezione, affermano che egli
è vivente. Senza coordinazione, con scopi e forme differenti, qualcuno
scrive lettere, vangeli...; certi scritti dipendono tra loro. Noi, oggi, spesso
non siamo sicuri circa gli autori e le date; tuttavia sappiamo che tutto il NT
nasce per opera dei discepoli principali (= gli apostoli) e dei loro
collaboratori, mentre l'arco di tempo è abbastanza facile da determinare
nell'insieme: si tratta della seconda metà del I sec. d.C.
IL CANONE
Tale nome indica anche per questa
parte l'elenco degli scritti che i credenti considerano parte del NT e quindi
«Parola di Dio». Nei primi tempi il canone rimase un po' vago, non ben
determinato, perché non era chiaro nemmeno il fatto che stava sorgendo un
NT da accostare all'AT. Ma presto, negli anni 150-200 d.C., si prende coscienza
di quell'idea. Allora 27 scritti sono considerati testimonianze autorevoli dei
fatti e delle parole cristiane originarie, sono raccolti, e il loro elenco viene
fissato. Circa alcuni testi, permangono pareri diversi e incertezze; ma con il
tempo l'unanimità si rafforza (almeno dal V sec. è generale per
tutti i cristiani). Gli scritti non inclusi nel «canone» si chiamano
«apocrifi»; a volte sono testi antichi, autorevoli, edificanti, molto
usati dai credenti (vedi per es. la «Didaché», il «Pastore
di Erma», ...) ma non sono direttamente collegati con gli apostoli; in
altri casi si tratta di scritti fantasiosi oppure anche eretici; per questo non
sono accolti come punto di riferimento della fede.
IL TESTO
Come per l'AT, anche per il NT nessuno
dei manoscritti originali si è conservato. Tuttavia, sono giunte a noi
molte copie, più o meno ampie, più o meno antiche. Chiamati
«papiri» o «codici» o «ostraca» secondo il
materiale usato, sono oltre 5000 i manoscritti del NT oggi conosciuti. Nessuna
opera delle antiche letterature (greca, latina...) possiede una documentazione
paragonabile a questa. Non tutte le copie sono identiche. Molte differenze sono
facili da capire: sono errori di trascrizione o modifiche intenzionali. In
alcuni casi (poche centinaia) gli studiosi discutono la ricostruzione del testo
primitivo. E soltanto poche decine sono le frasi dove una differenza può
modificare seriamente il significato.